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L’odore della politica – Antonio Petracchi

Il sedicesimo di una serie di racconti brevi composta da Antonio Petracchi, che EccociToscana sta qui pubblicando in una rubrica apposita

di Antonio Petracchi

L’odore della politica

Siete mai stati in quelle case dove sentite un odore intenso misto tra la muffa, lo stantio e il puzzo di sudore. Non è paciuli, non è profumo e non lo puoi chiamare puzzo, è un odore unico. Lo senti e solo dopo un po’ ti accorgi che non è nell’aria, ma è dentro le cose e ancor di più è dentro il modo di essere delle persone che frequentano quei locali.
Caratterizza tutto, dal loro modo di mostrarsi, al loro modo di rapportarsi, da come tengono alla cura degli spazi, agli arredi.
Quell‘ odore strano a dirsi, muta e sa presentarsi sempre nuovo, tanto è capace di modificarsi che solo dopo capisci che è sempre lui.
E’ di difficile catalogazione.
Si veste in maniera diversa a seconda dell’area di appartenenza politica, si distingue nei colori e nelle voci, come un qualunque sempliciotto.
Io durante il mio vivere peregrinando di quà e di là ho avuto modo di sentirne diversi, tutti direi soffocanti, appena ne ho aspirato un po’ mi sono ritratto. Ricordo ancora quello clericale, si presento’ in corridoi lunghi, silenziosi dove si affacciavano porte color noce con losanghe e pomelli secenteschi, le voci basse, le mani flaccide e mence.
Indimenticabile ancora oggi lo associo ai democristiani di sinistra.

Poi venne l’odore dell’alternativa, dell’aria pulita, dei profumi che salgono dalla terra dopo la pioggia, della primavera che sboccia a marzo, dei profumi che nascono alla sera quando tutto si ferma e solo rimani prima della notte.
Ricordo sempre di quei periodi l’odore del chiuso di via Frascati, delle luci basse, dove non trovi nessuno, era il tempo di, cioè, di un sacco bello, di dovresti sentire, di ora non c è aspetta.
Poi, si ricordo di aver dato anche una sniffatina all’odore dell’evanescenza socialista, ricordo di esser scappato ancor prima di entrare in via Verdi 30, sentii l’aria rarefatta, l’aria fritta della sinistra.
E poi basta, fino ad ieri quando ho pensato che avrei potuto portare un contributo fattivo. Mi sono tuffato come un pivello, pensando ancora una volta, di nuovo, che nelle botti piccine ci sta il vin bono, che è più facile trovarsi d’accordo tra pochi, che lì ci si puoi capire.

Tutti, ognuno di noi porta dentro voci, sapori, sono stampati dentro, che se stimolati si possono riaccendere.
Pensavo che questa volta ce l’avrei fatta ad andare oltre a superare gli slogan, le bandiere e le tifoserie, son tornato per fare, son tornato perché stando fuori ho visto avanzare la bestia che di lei si comincia a sentire la puzza. Son tornato perché o si passa di lì o saranno gli altri a metterci la loro aria in corpo.
Son tornato convinto di fare e di poter fare e quando ho sentito quell’odore, eccomi qua son tornato a casa.

Preso con amore lasciato con sdegno.
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