Fabrizio Micheloni – 09/05/2025
Quello che sta succedendo nel distretto tessile necessita di soffermarsi su alcune questioni di
fondo, che mettono in evidenza un fenomeno parzialmente sconosciuto per la nostra realtà, ma che
mai aveva raggiunto picchi di tale violenza.
Non è la prima volta che assistiamo (e il riferimento è a periodi in cui l’immigrazione
extracomunitaria non esisteva) a fenomeni legati alla mafia, alla negazione dei diritti sul lavoro e
allo sfruttamento, al rispetto parziale delle regole della produzione, all’evasione fiscale e
contributiva.
Prato è cresciuta con un modello produttivo frammentato e con il rispetto delle regole molto
elastico, dove il mondo del lavoro che rispettava le regole ne usciva sempre penalizzato.
Fondamentali sono stati il ruolo del sindacato, i tavoli di concertazione col mondo delle
imprese e l’impegno delle amministrazioni locali per affermare diritti e rispetto delle regole.
Il distretto tessile pratese ha raggiunto livelli di eccellenza nel panorama produttivo europeo
e mondiale.
Con l’avvento dell’immigrazione, principalmente quella cinese, abbiamo assistito a fenomeni
estremamente contrastanti: da una parte c’è chi si è arricchito vendendo od affittando a prezzi
esorbitanti immobili produttivi e/o abitativi, chiudendo attività della tradizionale produzione tessile
ed aprendo al pronto moda, ma dall’altra parte è cresciuto in maniera esorbitante il fenomeno dello
sfruttamento sul lavoro (spessissimo a discapito di cittadini immigrati da altri paesi) e il fenomeno
del mancato rispetto della sicurezza e degli obblighi fiscali e contributivi.
Hanno cominciato ad esplodere episodi di violenza all’interno della “chiusa comunità”
cinese e nei confronti dei lavoratori che si ribellavano al sistema di sfruttamento.
Le forze “legalitarie” (FdI – FI – LEGA ) che stanno all’opposizione nell’Amministrazione
Comunale, non hanno saputo fare di meglio che attribuire alla maggioranza consiliare e ai Sindaci
la responsabilità di quanto stava e sta succedendo, sapendo benissimo che le competenze in materia
da parte dei Comuni sono praticamente nulle.
Le competenze in materia stanno altrove, stanno nelle autorità governative e investono le
forze dell’ordine e gli organi di giustizia, oltre alle agenzie fiscali. Ne è evidente dimostrazione la
recente visita della commissione antimafia in città e i ripetuti appelli del Procuratore della
Repubblica.
Sarebbe necessario in primis il recupero di un ruolo dei sindacati confederali e delle
associazioni del mondo delle imprese per riportare in tutte le realtà produttive il rispetto dei diritti
dei lavoratori.
Occorre una “rivoluzione culturale” mirata all’emersione dell’illegalità e all’integrazione delle comunità estere.
Sarebbe auspicabile che tutte le forze politiche sociali e produttive della città, mettessero da
parte le polemiche spesso pretestuose sull’immigrazione e la sicurezza, operando ognuno per la
propria parte, affinchè l’appello lanciato dalla Sindaca Bugetti, metta il Governo in condizione di
affrontare in maniera esaustiva la carenza di organici di magistrati, forze dell’ordine e ispettori del
lavoro, così come richiesto anche dal Procuratore Tescaroli.